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Chiamati ad essere soldati

In questa “guerra” siamo chiamati ad essere soldati. Come in ogni guerra, ognuno ha un ruolo, c’è chi deve restare a casa, chi deve dettare regole e assumersi responsabilità. Ognuno con una propria realtà e visione del mondo. C’è chi vive con paura ma con coraggio, nonostante le ferite, chi invece non sa come gestirsi, perché non c’è soltanto una battaglia fuori dalle nostre case ma anche dentro di noi… In questi giorni tutti dobbiamo sentirci soldati/eroi, chiamati a portare uno scudo per difenderci e difendere le persone che amiamo. I nostri scudi e le nostre armi sono la fede, il coraggio e l’amore ma anche il solo semplice stare “attenti”. Ognuno di noi deve sentirsi soldato eroe che combatte contro il nemico invisibile. Dobbiamo vivere con presenza, consapevolezza, imparare e trovare un motivo.. E’ una guerra e vinceremo, non si sa come e quale prezzo ma ricostruiremo tutto più bello… solo se in questi giorni combatteremo come… della luce, una luce cosi forte da invadere non territori ma i cuori delle persone che incontriamo con lo sguardo. Alziamoci in piedi, indossiamo le armature combattiamo.

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Ora d’aria

Strano perché se fino ad oggi non ho ancora iniziato a spacciare per procurarmi del denaro è giusto per paura di finire in galera … eppure eccomi qua!!! Praticamente è come se ci fossi 😅! Con la leggera differenza che povera ero e povera rimarrò! Ma tutto ok … A parte questo inizialmente ero anche positiva credendo che finalmente avrei avuto più tempo per potermi “confrontare” con quella maledetta vocina che abita il mio cervello da sempre, ma dopo un mese di quarantena ha iniziato ad essere controproducente visto che mi ci attacco neanche fosse mio marito 😟! (Conflitto emotivo) Ad ogni modo questa quarantena mi ha fatto capire ancora di più quanto siano essenziali i rapporti in generale nella vita… Mi piace pensare che quando sarà tutto finito saremo tutti un pizzico meno egoisti e che tutto questo ci abbia aiutato a pensare , a fermarci e riflettere per un secondo , a godere anche del silenzio che nelle grandi città come Roma (la mia città natale) molto spesso viene a mancare… Mi sento vulnerabile e penso che avrei bisogno di un ora d’aria

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La primavera non lo sa

Una poesia di Irene Vella.

Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.
Ma la primavera non sapeva nulla.
Ed i fiori iniziavano a sbocciare,e il sole a splendere, e tornavano le rondini.
Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse.
Era l’11 marzo 2020 e i ragazzi studiavano sui pc da casa.
Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa.
Dopo poco chiusero tutto, anche gli uffici.
L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali e la gente si ammalava.
Era l’11 marzo del 2020 e tutti furono messi in quarantena obbligatoria: i nonni, le famiglie e anche i giovani.
Allora la paura diventò reale, e le giornate sembravano tutte uguali.
Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire.
Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno.
Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri, l’anno in cui il mondo sembrò fermarsi e l’economia andare a picco.
Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti.
E poi arrivò il giorno della liberazione.
Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita e che il virus aveva perso…
Che gli italiani tutti insieme avevano vinto.
E allora uscimmo per strada
Con le lacrime agli occhi
Senza mascherine e guanti
Abbracciando il nostro vicino
Come fosse nostro fratello.
E fu allora che arrivò l’estate, perché la primavera non lo sapeva e aveva continuato ad esserci…
Nonostante tutto
Nonostante il virus
Nonostante la paura
Nonostante la morte.
Perché la primavera non lo sapeva
Ed insegnò a tutti
La forza della vita”