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Una mano stretta da lontano

Avrei voluto tenerti stretta stretta la mano, Sussurrarti “coraggio, a questo male ti devi opporre!”, Ma ti ho sentita crollare come una fragile torre. Avrei voluto tenerti stretta stretta la mano, Non volevo lasciarti sola nel fatale momento, Sapevo che, dopo tutto, si sgretola anche il più solido cemento. Non avrei potuto tenerti stretta stretta la mano, Avrei però voluto uno specchio che guardasse distante, “Non sei sola, nonna, in una circostanza così devastante!” Ti avrei mandato un bacio e ti avrei detto “ti voglio bene!”

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Time

Il tempo corre e noi andiamo piano o noi corriamo dietro qualcosa che non si può rincorrere? La vita, il paradosso eterno.

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Come sarebbe bello

E c’ho sta voglia di scappare di uscire di casa e andare via non so dove, come o perché so solo che sono stanca di questa stagnante realtà fatta di giorni che si confondono tra loro di voci che si ripetono di spazi che si restringono di pensieri che si affollano. C’ho voglia di scappare di lasciare tutto per un po’ di cambiare, viaggiare, sbagliare urlare, correre, ballare, sorridere e respirare. C’ho voglia. Ma per ora non si fa niente, quindi sto qui a pensare a come sarebbe bello.

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Una nuova libertà

La relazione, la socializzazione, la condivisione fa parte del vivere quotidiano dell’Essere Umano. Oggi più che mai queste parole hanno il sapore di Libertà. Diritto che per “ovvi” motivi oggi ci viene apparentemente limitato. Sta a noi oggi più che mai riprenderci quella libertà e guardarla con occhi diversi andando oltre agli effimeri confini della libertà di movimento e azione, e che sia finalmente libertà di conoscenza, di sapere e di pensiero. Impariamo da questa pandemia a non soffermarci ad una sola informazione che ci viene data, ma andiamo oltre e confrontiamoci stavolta non con le persone, non con i nostri amici, non con i nostri cari che ancora dobbiamo tenere “distanti”… Ma con il sapere, con la conoscenza e soprattutto con la voglia di essere liberi nel pensare. Solo così un giorno potremmo ritornare veramente liberi di relazionarci, di socializzare e di condividere.

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un grandissimo se ne è andato

Ezio Bosso, campione di umanità e di capacità, eroe di un mondo che deve guardare a lui con somma ammirazione, ieri ha lasciato questa Terra. “La musica è la vita” diceva, speriamo che immensi cori angelici lo abbiano accolto.

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“Ora et labora et lege et noli contristari in laetitia pacis!”,

“Ora et labora et lege et noli contristari in laetitia pacis!”, prega e lavora e studia e nella gioia della pace non farti prendere dalla sfiducia! La regola benedettina da sempre attuale. Oggi più che mai la esortazione di San Benedetto ha senso, in tempo di Corona Virus occorre pregare, lavorare, studiare e soprattutto non perdere mai la fiducia in ciò che verrà. La formula, generata e messa in opera da Benedetto da Norcia, della gens Anicia alla quale appartennero anche Papa Gregorio Magno venerato dalla Chiesa cattolica come Santo e Severino Boezio noto filosofo e senatore romano nei Monasteri da lui fondati (il più noto è quello di Montecassino), oltre a governare l’aspetto strettamente spirituale di una scelta di vita, riguarda anche la parte materiale dell’esistenza di ognuno di noi. San Benedetto, scegliendo quelle parole, ha rivoluzionato il pensiero religioso e filosofico del suo tempo in cui il desiderio di ascesi era avulso dall’aspetto pratico della vita ma rappresentava l’unica sublimazione dell’anima, ma anche oggi, se vogliamo fare una rapida riflessione, le parole della regola benedettina che per i più si ferma alla sola formulazione dell’”ora et labora”, ma che continuava con “lege et noli contristari in laetitia pacis”, si adattano perfettamente alla connotazione di un certo modo di usare la nostra esistenza su basi anche soltanto laiche ma pregnanti di studio, attività e loro condivisione. La cultura latina usava due vocaboli per indicare due diverse modalità di condurre la propria esistenza: l “otium” e il “negotium”. Il primo termine non significa semplicemente ozio = fare nulla, bensì attività di studio e riflessione, ritenuta dai nostri avi di estrema rilevanza, mentre “negotium” sta per attività di lavoro che serve ma che è subordinata alla prima. E qui torniamo alla regola benedettina che oggi può diventare per noi esortazione alla riflessione continua (ora) commista all’attività lavorativa (labora), non scissa mai dallo studio e dalla condivisione delle tre precedenti attività. Perché tutte queste chiacchiere oziose, direte voi? Perché ancora una volta vorrei invitare, prendendo a prestito le parole di un notissimo personaggio della Chiesa e della cultura medievale, ad usare la mente più spesso, a pensare di più per poter capire quello che di buono sta in noi da poter condividere con chi ci sta attorno al fine di ottenere fiducia e delizia. Tutte le volte che ci sentiremo sulla stessa “lunghezza d’onda di qualcun altro” vorrà dire che abbiamo cose in comune, vorrà dire che non siamo mai soli, vorrà dire che la nostra mente ha effettuato un meraviglioso processo di avvicinamento. Diamo e prendiamo tutto ciò che è bello e buono, guardiamo gli altri come parte di noi, uguale a noi da tutti i punti di vista eccettuato quello mentale: esso è unico come il DNA. Ma la mia mente può servire ad altri, e quella degli altri può servire a me. Vogliamo provare a interscambiare le conoscenze e le competenze in modo da gioire insieme e da non perdere mai fiducia in quello che verrà?

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Bambino

Da quando hanno allentato le misure restrittive sono uscito di casa per la prima volta per andare nel mio posto preferito: il centro della mia città. Ho sempre amato Verona, ci lavoro e ci spendo il mio tempo innamorandomene ogni giorno. Mi è mancato poter passeggiare tra i vicoli pieni di storia. Indosso la mascherina ed esco, per l’occasione ho rimesso i jeans!:) La piazza deserta con l’Arena che si mostra solo a me, i bar sono chiusi. Faccio una vasca in via Mazzini sempre caotica e trovo una bambina avrà avuto 5 anni che gioca col pallone con la madre, le ho sorriso ma con la mascherina nn si vede le lancio il pallone che era finito vicino a me. Sono tornato bambino e sono tornato felice. Tornerà la normalità e l’ameremo tanto quanto quella bambina che giocava finalmente a palla.

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Pensiero sulla Natura

Non ti rivedrò più Natura così dolce così nuda. Ti piangi addosso nell’ umido del tramonto. Il gallo che canta alle 18 è stordito dalla normalità.

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Ripartire

Lunedì ricomincio a lavorare, mi sembra settembre 2008 quando dopo tre mesi d’estate era l’ora di preparare la cartella, scegliere i vestiti e si partiva alla volta di un nuovo anno. Ora è più o meno così, da lunedì ci sarà la vera ripartenza e io sono felice ma terrorizzata!

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Conoscere

Conoscere. Ho scelto questo titolo perché ora che conosciamo tutto del virus vorrei tornare a quando non ne sapevamo nemmeno dell’esistenza. Vorrei tornare a parlare di luoghi visitati, di ristoranti appena scoperti, di quel negozietto aperto all’angolo tra due vie secondarie. Vorrei parlare coi miei amici davanti a un’americano Nel nostro locale preferito, vorrei conoscere il ragazzo che ogni mattina mi fa il mio cappuccino deca. Vorrei aprire i social e vedere le stories di quelli che stanno in vacanza, voglio vedere su Instagram i video delle serate in discoteca con la compagnia. Vorrei tornare alla normalità e aprire il mio negozio domattina senza aspettare il primo giugno. Mi manchi normalità che per una come me che l’ha sempre odiata e scansata ora non vorrei nulla di diverso dalla mia normalità. A presto..