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“Ora et labora et lege et noli contristari in laetitia pacis!”,

“Ora et labora et lege et noli contristari in laetitia pacis!”, prega e lavora e studia e nella gioia della pace non farti prendere dalla sfiducia! La regola benedettina da sempre attuale. Oggi più che mai la esortazione di San Benedetto ha senso, in tempo di Corona Virus occorre pregare, lavorare, studiare e soprattutto non perdere mai la fiducia in ciò che verrà. La formula, generata e messa in opera da Benedetto da Norcia, della gens Anicia alla quale appartennero anche Papa Gregorio Magno venerato dalla Chiesa cattolica come Santo e Severino Boezio noto filosofo e senatore romano nei Monasteri da lui fondati (il più noto è quello di Montecassino), oltre a governare l’aspetto strettamente spirituale di una scelta di vita, riguarda anche la parte materiale dell’esistenza di ognuno di noi. San Benedetto, scegliendo quelle parole, ha rivoluzionato il pensiero religioso e filosofico del suo tempo in cui il desiderio di ascesi era avulso dall’aspetto pratico della vita ma rappresentava l’unica sublimazione dell’anima, ma anche oggi, se vogliamo fare una rapida riflessione, le parole della regola benedettina che per i più si ferma alla sola formulazione dell’”ora et labora”, ma che continuava con “lege et noli contristari in laetitia pacis”, si adattano perfettamente alla connotazione di un certo modo di usare la nostra esistenza su basi anche soltanto laiche ma pregnanti di studio, attività e loro condivisione. La cultura latina usava due vocaboli per indicare due diverse modalità di condurre la propria esistenza: l “otium” e il “negotium”. Il primo termine non significa semplicemente ozio = fare nulla, bensì attività di studio e riflessione, ritenuta dai nostri avi di estrema rilevanza, mentre “negotium” sta per attività di lavoro che serve ma che è subordinata alla prima. E qui torniamo alla regola benedettina che oggi può diventare per noi esortazione alla riflessione continua (ora) commista all’attività lavorativa (labora), non scissa mai dallo studio e dalla condivisione delle tre precedenti attività. Perché tutte queste chiacchiere oziose, direte voi? Perché ancora una volta vorrei invitare, prendendo a prestito le parole di un notissimo personaggio della Chiesa e della cultura medievale, ad usare la mente più spesso, a pensare di più per poter capire quello che di buono sta in noi da poter condividere con chi ci sta attorno al fine di ottenere fiducia e delizia. Tutte le volte che ci sentiremo sulla stessa “lunghezza d’onda di qualcun altro” vorrà dire che abbiamo cose in comune, vorrà dire che non siamo mai soli, vorrà dire che la nostra mente ha effettuato un meraviglioso processo di avvicinamento. Diamo e prendiamo tutto ciò che è bello e buono, guardiamo gli altri come parte di noi, uguale a noi da tutti i punti di vista eccettuato quello mentale: esso è unico come il DNA. Ma la mia mente può servire ad altri, e quella degli altri può servire a me. Vogliamo provare a interscambiare le conoscenze e le competenze in modo da gioire insieme e da non perdere mai fiducia in quello che verrà?

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Pensieri poetici in tempo di Codiv

Ho trovato questa poesia e ho pensato di condividerla perchè esprime benissimo ció che stiamo vivendo tutti noi in questa primavera che non riusciamo a goderci..

Ci alziamo la mattina fuori c’è il sole ma c’è anche il virus. Muore il sorriso per un momento intanto che ci armiamo di pazienza e cerchiamo di non soccombere ai brutti pensieri. C’è il sole, i fiori, le rondini. Li guardi dalla finestra. Sei un po’ stanco. Ma sei vivo. Coraggio sempre. Arrendersi mai. Linda Valentinis

Ne usciremo più forti di prima 💪