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Musica maestro

Fin da piccolina ho sempre pensato che la musica fosse affascinante,  intendo qualsiasi genere di musica.. Musica pop, rock, metal ,country .. che importa ? La sensazione di trasporto l’ho sempre provata, un emozione travolgente oserei dire,che ti entra dentro. Non solo. Lascia un segno indelebile, quando ascolto una canzone la mia mente associa istantaneamente la melodia alla situazione in cui mi trovo, al periodo che sto passando, all’umore che sto provando, alle persone che fanno parte di quella fase della mia vita. È terribile da un lato, certe canzoni non le posso più ascoltare.. i fantasmi del passato potrebbero tornare e bussare alla mia porta! Ma è anche dolcissima, perchè è l’unica cura che ho alla tristezza e non solo mi guarisce ma migliora ogni mia performance. In queste settimane un po’ cupe cuffie a portata di mano e la prima playlist che capita su spotify !

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Qôl demāmâ daqqâ

Sembra di vivere in un eterno momento di immaginazione non trovate? Pochi istanti dilatati a tal punto da considerarci quasi all’interno di un sogno. Fortunatamente anche, e soprattutto, nei sogni si va a scavare piano piano nella parte più profonda di noi stessi. Una parte resa prigioniera troppo spesso da una frenesia, da un contesto che, come una grossa pietra posta a chiusura, la soffocava in un sepolcro. Bisognerebbe e sarebbe utile ripensare a come l’abbiamo cortesemente invitata ad entrarvi in questo sepolcro, a come l’abbiamo costretta sotto la magia diabolica ed anestetizzante della distrazione, resa sinonimo di libertà, antitesi di un soffio vitale. Certo, ora per quanto si voglia ancora a mettere a bado una visione più profonda, la nostra situazione forzata riesce quasi a spostare quella pietra, solo un po’ per farvi entrare un raggio di luce. Possibilità come questa, di raccogliere pensieri e condividerli potrebbero essere parte di quella luce. Ma perché, mi domando, bisogna essere arrivati a questo punto per permettere e permetterci di guardare (sempre se lo si vuole chiaramente) le cose da un’altra prospettiva? Forse la paura è il fattore scatenante di tanti flussi di coscienza…. il voler per forza rimanere ancora più connessi nasconde un terrore mortale nel distaccarsi per un tempo indefinito da relazioni asettiche tante volte mancanti di genuinità e trasparenza. Ma viviamola questa paura, ascoltiamola, ascoltiamoci. Alleniamo la sacra arte dell’ascolto e dell’attenzione. Verso noi stessi, verso chi ci sta accanto, verso gli ultimi, i bisognosi e gli impoveriti delle nostre città che supplicano giustizia verso sciagure di cui noi siamo colpevoli…direttiamente o meno. Verso la terra in cui viviamo e lo sfruttamento dell’ambiente che grida vendetta al cospetto di Dio. Quante volte abbiamo lasciato che il superfluo saturasse i nostri cuori, le nostre anime? Non ci si accorge quasi mai di quella voce di un silenzio sottile che ci guida verso una pienezza di vita fatta di poco, ma che da tanto. Mi è arrivato questo invito a lasciare un pensiero da una persona speciale e la ringrazio. Tutti abbiamo le nostre ferite ma il vaso rotto in oriente lo riparano con venature d’oro nelle crepe, per esaltare la bellezza della rinascita. Ma dobbiamo lasciarci aiutare. E allora con tutto il cuore, il mio augurio, una volta finita questa reclusione, non è di ritornare alla normalità. È di andare controcorrente portando avanti questa bella ricerca di bellezza, nel dialogo, nella meditazione, nell’ascolto, nell’essenziale….. soprattutto tramutare le parole in concretezza partendo dalla piccola azione quotidiana. Accorgiamoci delle richieste di aiuto dei nostri vicini. Impariamo a perdonare e a perdonarci. Impariamo ad ascoltare. Lasciamo che quella pietra rotoli via da quella tomba soffocante.

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Diario di una notte in pronto soccorso

Stanotte le figlie di una Paziente mi dicono: chissà quante persone vedete qui di notte.. Chissá quante persone incontrerete.. È un periodo duro, Probabilmente molte non ce la faranno.. Vero??? Però voi ci siete comunque perché: se potete curare, curate. Se non potete curare, calmate , se non potete calmare consolate… Che dire nel mio volto scendendo due lacrime le asciugo x forza, la ringrazio per la comprensione e vado avanti perché suona il telefono delle urgenze e devi devi per forza essere Lucido…grazie colleghi 🌟 #iononpossorestareacasa ❣️ #voirestateacasa ✨ #diariodiunanotteinprontosoccorso

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Nuova Vita

Tra poco ci sarà una nuova vita. Nell’arco del tempo, del tempo congelato a causa del virus, puoi sempre aggiustare ciò che è cambiato. Se ci pensi bene in fondo infatti, lo spirito di cogliere l’attimo non se n’è mai andato.

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Ipocondria e rivelazione

Ve lo siete mai chiesto come se la passa un ipocondriaco? In tempi non sospetti giravo con igenizzante e stavo bene attenta a dove posavo le mani, badavo ad ogni cambiamento fisico e mi preoccupavo se avvertivo qualcosa era nuovo, un mal di testa diventava subito sospetto, dietro a un’influenza si nascondeva chissà che altro. Non potevo ascoltare storie di malati, mi facevano soffrire. Poi la terapia per imparare a convivere con la mia paura. Poi una pandemia! Diciamo che se questo fosse un videogioco io sto affrontando il temibile mostro finale e la sapete una cosa? Non mi fa più paura! I primi giorni passavo il tempo a controllare i numeri e a misurare la febbre, poi ho imparato a fidarmi e affidarmi al tempo, alla scienza e alla pazienza. Ora la mia paura è diventata empatia verso chi sta combattendo contro un male reale, con chi sta vivendo uno o più lutti e spero che possano trovare conforto nel futuro. Perché solo questo abbiamo, il futuro e la ricerca. Da ipocondriaca dico grazie alla medicina e ai suoi portentosi supereroi. GRAZIE, SENZA DI VOI SAREMO FINITI DA UN PEZZO!