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Pensieri

Qôl demāmâ daqqâ

Sembra di vivere in un eterno momento di immaginazione non trovate? Pochi istanti dilatati a tal punto da considerarci quasi all’interno di un sogno. Fortunatamente anche, e soprattutto, nei sogni si va a scavare piano piano nella parte più profonda di noi stessi. Una parte resa prigioniera troppo spesso da una frenesia, da un contesto che, come una grossa pietra posta a chiusura, la soffocava in un sepolcro. Bisognerebbe e sarebbe utile ripensare a come l’abbiamo cortesemente invitata ad entrarvi in questo sepolcro, a come l’abbiamo costretta sotto la magia diabolica ed anestetizzante della distrazione, resa sinonimo di libertà, antitesi di un soffio vitale. Certo, ora per quanto si voglia ancora a mettere a bado una visione più profonda, la nostra situazione forzata riesce quasi a spostare quella pietra, solo un po’ per farvi entrare un raggio di luce. Possibilità come questa, di raccogliere pensieri e condividerli potrebbero essere parte di quella luce. Ma perché, mi domando, bisogna essere arrivati a questo punto per permettere e permetterci di guardare (sempre se lo si vuole chiaramente) le cose da un’altra prospettiva? Forse la paura è il fattore scatenante di tanti flussi di coscienza…. il voler per forza rimanere ancora più connessi nasconde un terrore mortale nel distaccarsi per un tempo indefinito da relazioni asettiche tante volte mancanti di genuinità e trasparenza. Ma viviamola questa paura, ascoltiamola, ascoltiamoci. Alleniamo la sacra arte dell’ascolto e dell’attenzione. Verso noi stessi, verso chi ci sta accanto, verso gli ultimi, i bisognosi e gli impoveriti delle nostre città che supplicano giustizia verso sciagure di cui noi siamo colpevoli…direttiamente o meno. Verso la terra in cui viviamo e lo sfruttamento dell’ambiente che grida vendetta al cospetto di Dio. Quante volte abbiamo lasciato che il superfluo saturasse i nostri cuori, le nostre anime? Non ci si accorge quasi mai di quella voce di un silenzio sottile che ci guida verso una pienezza di vita fatta di poco, ma che da tanto. Mi è arrivato questo invito a lasciare un pensiero da una persona speciale e la ringrazio. Tutti abbiamo le nostre ferite ma il vaso rotto in oriente lo riparano con venature d’oro nelle crepe, per esaltare la bellezza della rinascita. Ma dobbiamo lasciarci aiutare. E allora con tutto il cuore, il mio augurio, una volta finita questa reclusione, non è di ritornare alla normalità. È di andare controcorrente portando avanti questa bella ricerca di bellezza, nel dialogo, nella meditazione, nell’ascolto, nell’essenziale….. soprattutto tramutare le parole in concretezza partendo dalla piccola azione quotidiana. Accorgiamoci delle richieste di aiuto dei nostri vicini. Impariamo a perdonare e a perdonarci. Impariamo ad ascoltare. Lasciamo che quella pietra rotoli via da quella tomba soffocante.