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Pensieri

Timide riflessioni di un’insegnante

Mi sono chiesta spesso, in questi giorni di riflessione voluta e forzata, quale sia il ruolo di tutti noi che non svolgiamo professioni sanitarie in questa emergenza: per la prima volta nella vita ho quasi rimpianto di esser sempre stata, per necessità professionali e personali, una ricercatrice da poltrona. Quando l’impazienza, l’impotenza ti bruciano il cuore e le mani è difficile farci i conti, ma poi ho pensato ai miei ragazzi. Alla loro gratitudine quando il suono delle nostre voci rompe la monotonia dei loro giorni, ai messaggi che mando loro perché non si sentano soli, al fatto che spesso mi sforzo di dar loro risposte che vorrei ricevere io per prima, al calore reciproco che si spande nell’etere e mi sono sentita utile, nel mio piccolo. Siamo tutti utili, a non disperderci. A restare insieme. A volerci quel Bene che dice Cortázar: “Además te quiero, y hace tiempo y frío”. [ E POI TI VOGLIO BENE, NEL TEMPO E NEL FREDDO]

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Pensieri

Parole belle.

Sono insegnante, e mi mancano terribilmente tutti i miei alunni. Amo il mio lavoro che mi offre ogni giorno la possibilità di imparare da loro, da ciascuno di loro, di non dare mai nulla per scontato, di stupirmi e di meravigliarmi con loro di fronte alla bellezza che ci circonda. Mi piace osservare la realtà attraverso i loro occhi. Pensavo impossibile fare scuola in questo momento surreale… La scuola – pensavo – è per definizione zaini, banco, libri, lavagna, lim, matite e suono della campanella! Mi sbagliavo. La scuola passa anche da un freddo pc, da uno schermo, dalle cuffie, purché lo schermo sia riempito di contatto, di relazione, di sguardi, di sorrisi. Ma anche di parole belle. Di sostegno, conforto, comprensione, incoraggiamento e di ascolto. Di normalità insomma, quella di cui tutti, e in modo speciali i ragazzi, hanno bisogno di percepire ora che le certezze mancano. In queste mattine cerco in ogni maniera di far passare dal mio schermo una carezza virtuale a ciascuno dei miei alunni, uno sguardo comprensivo, di incoraggiamento, dicendo loro che ce la faremo, e che ritornare in classe sarà ancora più bello perché ricorderemo che la scuola, ovunque essa sia, è la cosa più bella che c’è perché significa stare insieme.